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Loenia

Loenia, secondo l'interpretazione di Giuseppe Matteoni.

Loenia è stata una Reietta, creata dai Cenobiti Jikima grazie ai Fluidi. Ogni Reietto era creato tramite la somministrazione dei Fluidi, che conferivano poteri straordinari, e l'esposizione alla Pietra Mnolter, che cancellava i ricordi privando dell'umanità e della capacità di provare pietà e compassione. Prima di essere trasformata in Reietta, Loenia è stata una Madre Guardiana al servizio di un Luresindo, Helias. In seguito alla morte del suo Luresindo durante una missione, Loenia decise di non ritornare a Fhaŭcasaepta, il Convento della Madri Guardiane, dove avrebbe dovuto pagare con la morte il suo fallimento per non aver saputo proteggere il mago, piuttosto si recò a Ras Jeben, per chiedere ai Cenobiti Jikima di trasformarla in una guerriera perfetta, incapace di nuovi fallimenti. Subì così la trasformazione in Reietta.

Come Reietta, Loenia era in grado di manipolare la mente delle persone, controllarle e indurle alla follia, era anche in grado, a differenza degli altri Reietti, di evocare e manipolare delle fiamme, con le quali seminare morte e distruzione. Questo potere non rappresentava una forma di Magia, ma una capacità dipendente dalla volontà, per questa ragione a nulla servivano le barriere magiche contro di essa.

In seguito al massacro dei Reietti, Loenia riuscì a sopravvivere poiché venne catturata dalla famiglia Malagan, che la imprigionò in segreto in una fortezza e la mantenne in vita, come atto di fedeltà nei confronti dei Cenobiti Jikima, di cui temeva il ritorno. Intrappolata in una prigione magica, Loenia rimase in uno stato di semi-incoscienza per un lungo periodo di tempo, fino a che non venne svegliata da Caen, un altro Reietto imprigionato, che aveva cominciato a liberarsi della sua prigione e che era riuscito a contattarla telepaticamente. Grazie a un'occasione propizia, Loenia riuscì a scappare dalla fortezza dei Malagan, si recò quindi a Lasuhre dove riteneva doversi trovare una certa quantità di Fluidi in mano a una famiglia nobiliare un tempo in stretti rapporti con i Cenobiti Jikima, Fluidi che le servivano per risanarsi e riprendere le forze dopo i secoli di prigionia. A Lasuhre trovò invece Leto Jayss, un Reietto superstite che la catturò e la tenne prigioniera, non avendo alcuna intenzione di permettere la liberazione di Caen, obiettivo successivo di Loenia. Sulle tracce della Reietta si trovava però Ian Aranill, che intendeva chiederle aiuto per sconfiggere Caen. Lo Scout trovò Loenia, la liberò e insieme a lei fuggì da Lasuhre. A Viturmanse, Alben usò la Pietra Mnolter sulla donna, che riottenne così tutti i suoi ricordi e quindi la sua umanità. Loenia decise così di aiutare Ian e i suoi compagni a sconfiggere Caen. Nello scontro finale, Ian non riescì a uccidere Caen per pietà, turbato dalla sua storia e vedendo in lui solo un ragazzino preda della disperazione, Loenia fu così costretta a sacrificarsi per ucciderlo. Abbracciò Caen e richiamò le sue fiamme, bruciando lui e sé stessa[1].

Note[]

  1. Stefano Vietti, Dragonero – La Maledizione di Thule, Mondadori, 2014.

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